Il fronte di Vaia - Monte Lemerle

Il fronte di Vaia - Monte Lemerle

Percorso didattico sul disastro ambientale tra Grande Guerra e tempesta Vaia (m 1232)

 

Dopo la tempesta Vaia, che ha colpito la zona nel 2018, l'altopiano dei Sette Comuni ha subito in poche ore un cambiamento drastico. Nel percorso "Il fronte di Vaia" viene messo in risalto il disastro ambientale causato in 41 mesi dalla Grande Guerra con quanto accaduto in poche ore per i venti che hanno superato i 200 km/h.
Rispetto a delle precedenti visite che potete trovare a questo link, la cima del Lemerle non è più boschiva.
Consiglio di leggere quanto riportato nelle tabelle situate nei vari punti di riflessione del percorso, o, se si è di fretta, le troverete nella sezione "Natura e Ambiente".

Dalla piazza mercato di Cesuna si procede in direzione sud-est per via Magnaboschi in direzione dei cimiteri militari o per il Kubelek. Non prendete la strada del trenino.
Superata la fontana, si trova, ben nascosta da un albero, la tabella di inizio del percorso.

Inizio percorso

Inizio percorso

Tabella di inizio percorso

Tabella di inizio percorso

Si procede sul marciapiede che termina ad un bivio. Si rimane sulla strada a sinistra. Finito l'asfalto si trova, prima di un ponticello, la deviazione a destra.

Rimanere sulla strada a sinistra

Rimanere sulla strada a sinistra

Deviazione a destra prima del ponte

Deviazione a destra prima del ponte

Ci si ricongiunge alla strada che porta ai cimiteri, ma subito inizia sulla sinistra il percorso tematico.

Primo punto tematico

Primo punto tematico

Primo punto tematico

Primo punto tematico

La strada prosegue nel bosco facendo un primo tornante.

Dettaglio della strada

Dettaglio della strada

Ad un incrocio si arriva al secondo punto tematico. Il percorso prosegue dritto in direzione nord, la strada sulla destra è quella del ritorno.

Incrocio, secondo punto tematico

Incrocio, secondo punto tematico

Secondo punto tematico

Secondo punto tematico

Oltre alle tabelle il sentiero è anche segnalato da dei piccoli tronchi piantati nel terreno.

Segnaletica del percorso

Segnaletica del percorso

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Proseguendo sempre in salita si nota sulla destra una feritoia nella roccia, posto di guardia a difesa della strada di accesso.

Feritoia

Feritoia

Siamo al terzo punto tematico.

Terzo punto tematico

Terzo punto tematico

Continuando la salita un'apertura sul bosco ci permette di vedere il panorama verso Asiago.

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Panorama verso Asiago

Panorama verso Asiago

Un altro incrocio, ma le indicazioni sono chiare e ci fanno proseguire con un tornante a destra.

Segnali all'incrocio

Segnali all'incrocio

Ancora poco e si arriva sulla cima caratterizzata da due monumenti ed una nuova croce.

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Rispetto alle precedenti visite qui è molto cambiato. Il bosco non c'è più, ora ci sono erba e arbusti (anche lamponi) che impediscono l'accesso alle gallerie. Ci si può comunque arrivare proseguendo lungo il sentiero e girando a destra al termine degli arbusti.

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Monte Lemerle

Dopo una leggera discesa una nuova breve salita ci riporta nel bosco. Fate attenzione, anche se recintate ci sono alcune voragini lungo il percorso.

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Altro punto tematico.

Quarto punto tematico

Quarto punto tematico

Proseguendo seguite attentamente la tabella, in questo punto sembra che il sentiero prosegua dritto ma non è così.

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Ormai siamo in vista del Posto Comando del  9° Reggimento Staffordshire.

Posto Comando del  9° Reggimento Staffordshire

Posto Comando del 9° Reggimento Staffordshire

Posto Comando del  9° Reggimento Staffordshire

Posto Comando del 9° Reggimento Staffordshire

Stemma del reggimento

Stemma del reggimento

Quinto punto tematico

Quinto punto tematico

Il percorso prosegue sul sentiero fino a raggiungere una strada dove è necessario andare a destra.

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Termine del sentiero ed incrocio sulla strada

Termine del sentiero ed incrocio sulla strada

Ultimo punto tematico ed incrocio. Si prosegue dritti fino a raggiungere il secondo punto tematico e rifare la strada percorsa all'inizio.

Sesto punto tematico

Sesto punto tematico

Sesto punto tematico

Sesto punto tematico

Incrocio

Incrocio

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso


Come si raggiunge:

A Cesuna (VI), sulla strada che da Treschè Conca va ad Asiago, seguire le indicazioni per i cimiteri militari di Val Magnaboschi e per la località Kubelek. Dopo 200 metri si trova il parcheggio.
Nei periodi estivi il parcheggio non è utilizzabile il venerdì mattina per la presenza del mercato.


Mappa e traccia GPS:

Mappa e traccia Il fronte di Vaia - Monte Lemerle

Il fronte di Vaia - Monte Lemerle

SCHEDA PERCORSO
Zona:Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago
Provincia / Comune:Vicenza / Roana
Categoria:Montagne, Sacrari, Cimiteri e Lapidi di Guerra
Tipologia:Storico, Culturale
Periodo storico:Prima Guerra Mondiale
Coordinate punto di arrivo:45.834300 - 11.471400
(45°50'3" N - 11°28'17" E)
Coordinate parcheggio:45.836870 - 11.455259
(45°50'12" N - 11°27'18" E)
Altitudine di partenza (m):1023
Altitudine di arrivo (m):1232
Dislivello (m):208
Difficoltà del percorso:T - Turistico
Ore a piedi:
(andata e ritorno, esclusa visita)
1 ora 45 minuti
Km totali:5,50
Come si raggiunge:A piedi

Natura e Ambiente:

(tratta dai tabelloni in loco)

Iniziativa finanziata nell'ambito dell'Accordo tra Presidenza del Consiglio dei Ministri e Regione del Veneto per la valorizzazione dei territori colpiti dall'Evento Vaia in memoria della Grande Guerra.

IL FRONTE DI Vaia

Passati cent'anni, quello che un tempo era il fronte della Prima Guerra Mondiale, oggi è divenuto il Fronte di Vaia.
Ma cos'è stata Vaia? Una tempesta.
Nell'ottobre 2018 Vaia ha interessato prevalentemente il nord-est dell'Italia, soprattutto l'area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete, abbattendo 8,6 milioni di metri cubi di legname e coinvolgendo una superficie di 41.000 ettari (TESAF - Università di Padova).
La tempesta Vaia, generata da fortissime raffiche di vento di scirocco che soffiavano anche oltre i 200 km/h (Servizi Agricoltura e Foreste - Regione del Veneto), ha investito l'intero Altopiano dei Sette Comuni. Questo evento meteorologico estremo, non riscontrabile a memoria d'uomo, in nessuno dei luoghi colpiti, ha interessato anche le nazioni vicine, quali Austria, Svizzera e Slovenia.
È stato colpito anche il Monte Lemerle, luogo dove si sviluppa il percorso tematico chiamato "Il Fronte di Vaia". Qui, la tempesta ha abbattuto circa 1.980 m3 di legname (Ufficio Patrimonio - Comune di Roana), in prevalenza abete rosso, specie maggiormente presente in quest'area. Oltre alle conifere, il Monte Lemerle ospita faggi, ma anche altre specie minoritarie come larice, carpino e pino nero.
Le foreste alpine sono soggette a fattori meteorologici ed ecologici (ad es. abbondanti nevicate, freddo, attacchi parassitari, ecc.) e di conseguenza sviluppano delle specifiche strategie di adattamento. Infatti, se da un lato un evento meteorologico determina la caduta di migliaia di alberi, dall'altro si sviluppano condizioni ideali che facilitano l'insediarsi di nuove piante e animali nell'ecosistema grazie all'ingresso della luce, aumentando così la biodiversità in queste nuove condizioni ambientali.
Attraverso il progetto II Fronte di Vaia, l'Amministrazione Comunale di Roana vuole creare un luogo di ricordo e commemorazione per la popolazione ed in particolar modo per le giovani generazioni, affinché diventi simbolo del rapporto inscindibile tra ambiente e cultura che integra e caratterizza la storia della Comunità.
Infatti, durante la Grande Guerra, sulle montagne ricomprese nel territorio dell'Altopiano dei Sette Comuni ed in particolare in questa zona del Monte Lemerle, si susseguirono numerose battaglie di notevole importanza storica che causarono morte e distruzione. Proprio nella zona del Monte Lemerle l'esercito italiano riuscì definitivamente a fermare l'Offensiva di Primavera austro-ungarica che prese il nome di Strafexpedition.
Esattamente un secolo dopo, nei medesimi territori, la tempesta Vaia ha provocato lo schianto di milioni di alberi, con gravi conseguenze tuttora visibili.
Il percorso individuato si sviluppa per 6 chilometri con un dislivello di circa 200 metri. Durante la passeggiata, l'escursionista attraverserà le zone di particolare rilevanza bellica ed ambientale e potrà visitare sei punti di interesse e riflessione illustrati attraverso immagini e testi. In ognuno dei punti d'interesse, sono state posizionate delle sedute e delle opere simboliche realizzate con piante abbattute durante la tempesta Vaia.

 

EVOLUZIONE

L'Altopiano è un autentico mosaico, un caleidoscopio di forme di vita e di ecosistemi in continua evoluzione dove, attraverso l'escursionismo, si possono accostare i diversi ambienti scoprendone le caratteristiche strutturali, le dinamiche e particolarità che, tutte insieme, invitano ad entrare in punta di piedi rispettosi di un patrimonio che non appartiene solo alla Comunità locale ma che è di tutti (Rigoni & Varotto, 2009).
Il paesaggio attuale dell'Altopiano è costituito per la maggior parte da agro-ecosistemi che rappresentano il risultato di una lunga storia ambientale, nelle cui diverse fasi è intervenuto l'uomo. Fino al Medioevo, l'Altopiano rimase una realtà con vaste aree naturali intatte, soprattutto boscate e l'uso del suolo era sostanzialmente riconducibile al bosco e alle praterie, aree aperte pascolate.
Anche ora l'ambiente forestale è il paesaggio più diffuso, ma quello che può sembrare un ambiente naturale è invece un qualcosa che è stato fortemente modificato dall'intervento dell'uomo, soprattutto durante e dopo la Prima Guerra Mondiale.
Prima della Guerra i boschi coprivano oltre la metà della superficie censita nel Catasto relativo ai Sette Comuni per un'estensione di 22.860 ettari (Zovi, 2017).
Durante la Prima Guerra Mondiale il bosco fu la fonte primaria di riscaldamento, materia prima per le opere belliche e in molti casi venne raso al suolo per questioni logistiche (viabilità, strade, teleferiche,...). Oltre a ciò, a causa degli scontri (bombardamenti, combattimenti, incendi...), una notevole porzione di bosco fu danneggiata o distrutta. Alberi abbattuti, tronchi spezzati, piante ancora in piedi ma ferite... questo videro i profughi al loro ritorno al termine del conflitto.
Oggi, girovagando tra i boschi dell'Altopiano, si può percepire una traccia della territorializzazione militare durante quei 41 mesi, ma anche di un altro fattore antropico sempre più dominante nella definizione del paesaggio: il Cambiamento Climatico.
Non a caso la montagna viene definita il "termometro del pianeta". La sua risposta ai mutamenti climatici e ambientali è ben visibile e amplificata, come si può notare già in Altopiano.
Osservare e conoscere i fattori che compongono il paesaggio può offrire una fonte di riflessione non solo sul continuo mutamento ambientale, sociale e culturale di un territorio ma può anche essere fonte di una presa di coscienza dei diritti e delle responsabilità di tutti noi.

 

RESILIENZA

Il termine resilienza può essere utilizzato in fisica dei materiali, in psicologia, in biologia e in ecologia... materie diverse che usano questo aggettivo per indicare un oggetto, una persona, una comunità aventi una forza intrinseca atta non solo a sostenere una pressione esterna, ma anche a resistere attraverso la capacità di rigenerarsi e/o auto- ripararsi, senza rompersi.
Nelle dinamiche del Primo Conflitto Mondiale è fondamentale per tutti gli eserciti in campo, avere questa capacità di poter tornare ad uno stato organizzato, motivato e disciplinato dopo ogni singola azione di guerra. Gli esempi sono molteplici, ma il più noto resta legato alle conseguenze della disfatta di Caporetto che porta il Regio Esercito a perdere 300mila effettivi e ripiegare sulle linee del fiume Piave. Con il cambio dei vertici militari e con l'apporto di truppe alleate sul fronte, tra cui le divisioni britanniche stanziate a Cesuna, abbiamo il ricompattamento degli italiani e la ritrovata capacità sia difensiva che offensiva, dimostrando resilienza.
I boschi sono stati ampiamente distrutti con la guerra e poi ripiantati attraverso l'opera dell'uomo nei decenni successivi. Le foreste che vediamo ora sono le dirette discendenti di queste campagne di riforestazione. Nello scegliere le specie arboree e la loro origine genetica si sono guardati soprattutto lati pratici ed economici tralasciando aspetti ecologici e biologici. È fondamentale capire che ogni valle alpina benché popolata da abete rosso, ha però ecotipi diversi, ossia una serie di caratteristiche plasmate nei secoli dalle specifiche condizioni ambientali. Pertanto i famosi "abeti di risonanza" della Val di Fiemme usati per i violini di Stradivari, una volta seminati e piantati in Altopiano non solo non hanno dato il risultato sperato, ma hanno creato le condizioni ideali per un possibile disastro ecologico.
Sia la Guerra che Vaia hanno profondamente inciso nel territorio e nei suoi abitanti, perché in ambo i casi nessuno si aspettava una così diffusa violenza ed una simile devastazione. Questo ha portato ieri come oggi a interrogarci su come evitare che certe situazioni tornino a ripetersi. Oggi il Diritto Internazionale limita molto l'insorgere di conflitti, in special modo se unito ad una profonda campagna di sensibilizzazione e divulgazione culturale sul tema bellico verso la popolazione civile ed in particolare con le giovani generazioni. Nel caso dei boschi, gli errori del passato sia lontano che recente, ci suggeriscono l'importanza di investire nella tutela delle foreste attraverso guardie, operai, piani di gestione di lungo o lunghissimo periodo.
Infine la parola chiave per ottenere la resilienza è biodiversità, ossia la presenza di più specie che creino non solo una fascia di protezione come teorizzato da alcuni specialisti, ma un vero sistema naturaliforme che possa reagire alle perturbazioni future che, come è probabile, saranno sempre più estreme e frequenti.

 

LUCE

Luce: una parola, molteplici significati.
Durante la Prima Guerra Mondiale, uscendo dal bosco di Cesuna fino al Monte Lemerle, furono realizzate delle trincee e gallerie fra le abetaie, e proprio in questa zona nel giugno del 1916, le truppe italiane arrestarono la Strafexpedition austro-ungarica. Il bosco del Monte Lemerle venne quasi completamente distrutto non solo dalle necessità e dagli eventi bellici, ma anche dagli stessi soldati al fine di avere una maggiore visibilità verso i campi di battaglia. Un mix di fattori che hanno causato la quasi distruzione di questa foresta, consentendo pertanto ai soldati di vedere un panorama, seppur offuscato dai fumi di guerra e dal terrore di quei momenti.
Un panorama che è mutato nel corso del tempo fino ad arrivare ai giorni nostri dove ciò che vedevano i soldati è quasi assente, nascosto dalla presenza della fitta foresta.
Se passeggiamo in una fitta piantagione di abete, noteremo una quasi totale assenza di sottobosco proprio perché la luce non riesce a penetrare, a differenza invece di una foresta dotata di habitat idonei a molte specie animali e vegetali, strutturata con piante disetanee, ampie radure e riccamente stratificata grazie a mutevoli condizioni di calore e luce.
La luce è in grado di determinare le condizioni di vita di una foresta. Oggi il bosco viene visto come un ecosistema complesso ed ha assunto un ruolo significativo nelle politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, principalmente per la sua capacità di fissazione del carbonio. Non viene più visto come un semplice popolamento di alberi destinato alla produzione di legname. Esso costituisce un importante elemento di regolazione delle condizioni di vita sulla terra per quanto riguarda il controllo della temperatura, la gestione dell'acqua, la traspirazione e la protezione del suolo.
L'assenza di luce all'interno di una foresta porta con sé la diminuzione della biodiversità e la scomparsa di organismi vegetali e animali. Pertanto, una corretta conduzione forestale (gestione sostenibile) tende anche a favorire la riattivazione dei meccanismi di rinnovazione naturale del bosco e del sottobosco, in modo da incrementare l'associazione biologica di specie diverse di piante ed animali.

 

CONDUZIONE

La maggior parte del territorio dell'Altopiano non è di proprietà privata o di proprietà pubblica demaniale, ma di proprietà collettiva, ovvero soggetta agli usi civici. Questo diritto è molto importante perché si fonda sul rispetto della natura da parte dei cittadini. Natura che offre tutto ciò di cui si ha bisogno e che viene governata per il bene della collettività, quello che oggi chiameremmo "ammortizzatore sociale".
Le terre di uso civico sono principalmente terreni a destinazione agro-silvo-pastorale, inalienabili, indivisibili e inusucapibili su cui si esercitano diritti di godimento essenziali come pascolo, erbatico, legnatico, ecc. da parte della gente del posto.
Anche i boschi del Monte Lemerle sono soggetti agli usi civici; infatti, sono visibili i confini di particella di colorazione gialla.
La Grande Guerra non fece distinzione tra pubblico, privato o collettivo. Il suo impatto nell'Altopiano dei Sette Comuni fu devastante. Prendendo in considerazione i soli boschi: il 35% è sparito, inghiottito dalla Guerra, il 49% più o meno fortemente danneggiato, solo il 15% rimase indenne (Zovi, 2017). Dopo la Guerra rimasero a terra grandi quantità di legno morto. Diverse specie di insetti trassero giovamento da questo, tra cui i coleotteri scolitidi, come ad esempio il Bostrico (Ips typographus), le cui popolazioni crebbero a dismisura ed iniziarono ad attaccare anche il legno vivo. Ciò creò, specialmente dal 1921 un ulteriore considerevole danno al bosco che si sommò a quello provocato direttamente dalla Guerra. Fu necessario l'abbattimento di 300.000 abeti rossi (Zovi, 2017) per contenere i danni provocati dagli insetti che si nutrono di legno (xilofagi).
Come scriveva Mario Rigoni Stern "Il piantar piantine e il recupero di materiali bellici è stato il principale lavoro della nostra gente".
La fretta però, purtroppo, non è mai buona consigliera. Come il pensiero tedesco, rivelatosi errato, di poter concludere la Prima Guerra Mondiale in un lampo, anche il rapido rimboschimento portò ad errori consistenti producendo fragilità ecosistemica.
Già nel 1933 vennero messi a dimora dieci milioni di alberi, uno sforzo di ricostruzione forestale unico nella storia d'Italia, forse d'Europa (Zovi, 2017).
I nuovi boschi costituiti principalmente da un'unica specie, l'abete rosso, di un'unica età, sono popolamenti di alberi molto vicini uno all'altro, piuttosto sottili e quindi facilmente spezzati dal vento o dalla neve; e quando ne cade uno, questo trascina con sé anche quelli vicini come fossero birilli.
Lo studio della storia, soprattutto locale, diventa fonte di ispirazione per le moderne tecniche di gestione forestale. Oggi infatti, dopo Vaia, si è cercato di eseguire l'esbosco il più rapidamente possibile, per evitare il ritorno del problema delle infestazioni di insetti scolitidi ed il conseguente aumento postumo dei danni al bosco, causa indiretta della tempesta. Ora con la meccanizzazione dei lavori forestali, l'esbosco è stato sicuramente più rapido e completo di 100 anni fa, ma comunque non è bastato a fermare il dilagare di questi insetti, problema che verrà affrontato nei prossimi anni dall'uomo, anche se la natura sta già, con in suoi ritmi, creando un nuovo equilibrio ecosistemico.

 

ALLEATI

A seguito della Dodicesima Battaglia dell'Isonzo, meglio nota come Disfatta di Caporetto, si rende necessario un intervento da parte degli Alleati. Dal marzo del 1918 viene dislocato nella parte sud-occidentale dell'Altopiano la British Expeditionary Force (B.E.F.), che arrivò in forze sul fronte italiano già a partire dal novembre 1917. Sulla sinistra della linea comparvero anche alcune truppe francesi a presidio di zone come Cima Ekar e Malga Camporossignolo, mentre al Regio Esercito italiano rimase il compito di difendere i settori orientali. La situazione si accese quando l'Austria attaccò dal Grappa a Canove, alla fine della primavera 1918. II 15 giugno gli austriaci tentarono l'ultimo disperato sfondamento verso la Pianura Veneta; questa singola azione di guerra costò ai "Tommies" inglesi 1400 tra morti, feriti e dispersi. Nell'ottobre del 1918, a guerra ormai finita, sulla linea Cesuna - Granezza rimaneva la sola 48° Divisione che, unitamente a francesi ed italiani, inseguì la ritirata nemica fino a Trento. Delle gesta degli alleati rimangono a testimonianza le numerose opere costruite in quei mesi, ma soprattutto i cimiteri con le salme mai riesumate, posseduti e tutelati dalla Commonwealth Grave Commission.
Se da un lato la guerra e tutto ciò ad essa connessa è teoricamente prevedibile ed evitabile, non sono possibili previsioni verso il ripetersi di eventi estremi dovuti al cambiamento climatico come la tempesta Vaia e le sue conseguenze. L'impatto sui boschi è stato simile nei due eventi: le perizie del 1919 parlano di circa 13.860 ettari di bosco danneggiato o distrutto. La piccola percentuale di bosco sano venne poi ulteriormente attaccata dallo sviluppo di insetti xilofagi, in particolare scolitidi come I'lps typographus (bostrico) che erosero un'altra notevole quantità del patrimonio boschivo. L'innalzamento delle temperature nell'ultimo secolo ha portato al mutare dei comportamenti di molti insetti, bostrico compreso, che ha aggiunto un ciclo riproduttivo ad ogni annualità (Favero & Carniel, 2019). La natura risponde all'incremento di questi scolitidi con la presenza di altri insetti come cleridi, vespidi e ditteri che attaccano le larve di Ips; come pure si accrescono microrganismi ad esso dannosi, ma resta più visibile a chiunque si avventuri in questi boschi l'incremento dei segni di presenza del picchio, essendo le popolazioni di bostrico controllate da diverse specie di picidi (Regulation of spruce bark beetles by woodpeckers-a literature review, Philippe Fayt et al., Forest Ecology and management, 2005).
Il maggiore tra i vari alleati in questo momento post-emergenza è di fatto l'uomo, il quale cerca di apportare la corretta gestione del legno morto o morente asportando i tronchi dal bosco e rimuovendo la corteccia nella fase di stoccaggio; questa, assieme a tutta la massa forestale non utilizzabile in falegnameria, dovrebbe essere valorizzata attraverso centrali a biomassa.
A differenza della guerra, l'alleanza nel bosco non cerca una vittoria o meglio la sconfitta di un nemico. L'obiettivo in natura resta il ritorno all'equilibrio tra insetti xilofagi e foresta, tra predatori e prede, tra crescita della biomassa e riciclo della stessa.

 

ANTROPOCENE

Il recupero di residuati bellici vide attraversare in lungo ed in largo l'Altopiano dei Sette Comuni e fu una fonte di sostentamento rilevante, soprattutto per i suoi abitanti, subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Dopo oltre cent'anni, appassionati e storici continuano la ricerca di tracce degli avvenimenti svoltisi in questi luoghi. Tra le molte ricerche ricordiamo le riprese del 2015, svolte per filmare il ritrovamento di barattoli e gavette abbandonati tra le trincee del monte Lemerle. Non un luogo dimenticato, bensì di facile accesso e frequentato, portò il metal detector a suonare. Agli occhi della troupe si rivelò un elmetto italiano, l'Adrian, contenente un teschio, che fu solo l'inizio di una grande scoperta. Come raccontato con passione nel libro Il Soldato del Lemerle, un mistero lungo un secolo, le ricerche portarono al rinvenimento in questi luoghi dei resti ed elementi di corredo di ben due soldati.
Ancora oggi è dunque possibile imbattersi negli incisivi segni di ciò che fu la Guerra, non solo i resti delle trincee e dei forti, o il cambiamento dell'orografia di alcune montagne, ma anche la grande quantità di residuati bellici ancora qui sepolti.
Tra cent'anni saranno invece visibili i segni del passaggio di Vaia?
Se prendiamo in considerazione una scala temporale più ampia viene da chiedersi cosa resterà di tutto questo e del passaggio dell'uomo un domani. Secondo molti studiosi l'impatto dell'uomo è diventato tale da poter parlare di una nuova era geologica, l'era dell'uomo: l'Antropocene.
Siamo in un'epoca in cui l'essere umano è riuscito con modifiche territoriali, strutturali e climatiche ad incidere anche sui processi geologici.
Capiamo che non esiste mai l'impatto zero, neppure se parliamo di un pastore che taglia le mughe per ampliare il pascolo e crea una pozza per i suoi animali. Viene quindi spontaneo chiedersi quale sia la cosa giusta da fare...
In natura non esiste un bostrico cattivo che uccide gli abeti ed un picchio buono che si mangia il parassita, ossia, non esiste una accezione morale di buono o cattivo, di giusto o sbagliato. Sono concetti legati all'uomo ed applicabili solo ad esso ed alle sue azioni. L'impatto antropico non può di fatto essere nullo, pertanto resta alle scelte dei singoli, dei tecnici, delle amministrazioni, capire con lungimiranza e non con miope fretta, se le nostre azioni saranno positive o negative verso questo ambiente e questo territorio oggi, domani, ed anche in un remoto futuro.

Il punto di riferimento è uno solo: non esiste un piano di scorta, non esiste un pianeta di scorta.


Storia:

Dalle tabelle nei pressi delle sculture in legno

"Se la guardo dall'alto questa graziosa e ridente Cesuna ho l'impressione che un cataclisma immane l'abbia sfigurata così piuttosto che la civiltà del secolo ventesimo. E gli esuli, i superstiti senza tetto, in tanto orrore, che cosa avranno fatto?
I loro cuori avranno potuto reggere a tanto strazio? M’inoltro per le vie deserte, assolate, e mi soffermo dinnanzi alle case a me ben note.
L’albergo Belvedere, la casa del Parroco, Quella della maestra e via via le altre tutte. Dove saranno gli abitatori ora?".
 A cavallo della morte di Lebel Bruschelli, 2007

"Il paese di Cesuna appare devastato: parecchie case colpite da granata: il campanile pure toccato in uno spigolo: le case senza porte e senza gelosie, col mobilio e i cenci spezzati e sparsi, gli arredi frantumati.
La libreria del parroco rotta e i libri spezzati, squinternati, sparsi sul pavimento a mò di strame. Il pianoforte in briciole.
Asportai alcuni fogli del lacerato registro parrocchiale, e tre libri, per ricordo."
Giornale di guerra e prigionia di Carlo Emilio Gadda, 1965

"Fuoco, fuoco, fuoco: non importa, tu spara, ne rispondo io. Verso l'alba la situazione si andava delineando. Informazioni sicure avevano accertato il Comando che le fanterie austriache sarebbero scattate alle quattro senza preparazione di artiglieria ed ecco perché un'ora prima si era scatenato l'uragano da parte nostra. Però più trascorreva il tempo e più i nostri accorciavano il tiro, e ciò significava con certezza che il nemico avanzava, lentamente, ma avanzava."
Il Genio nella Grande Guerra di Pietro Lucchi, 1935

"Sfaccentato com'ero, occupavo il tempo libero con lunghe passeggiate sui monti vicini, in lunghe soste all'osservatorio e visite alle quattro batterie dislocate qua e là intorno al Comando. Tra le montagne sulle quali salii ricordo il Cengio, il Magnaboschi, lo Zovetto, tutto traforato da una fitta rete di gallerie e il Lèmerle dove si era infranta l'offensiva austriaca.
La cima del Lèmerle, che potei visitare molte volte e minutamente, era del tutto brulla: non più gli annosi abeti ma solo tronconi di fusti."
Dai diari di Giacomelli Giuseppe, da Pistoia a Caporetto 1917. Monte Lèmerle, Boscon-Cesuna-Magnaboschi
Fronte Sud dell'Altopiano dei 7 Comuni, dai diari dei soldati di Valente L., Cesuna 2019

"È nei nostri la ferma volontà di resistere e di vincere, ed il nemico stremato, decimato, avvilito: rinunzia alla lotta, limitandosi a molestare coi suoi tiri, fino a notte, le nostre truppe.
Le perdite di questa giornata ammontano a 29 morti, 277 feriti, 96 dispersi.
Così il nemico rinuncia alla conquista del Lèmerle la cui difesa aveva costato tanto sacrificio di sangue da ambo le parti, ed ha termine la spedizione punitiva, dimostrandosi ancora una volta che più che il numero ed i mezzi, valgono gli animi saldi dei difensori."
Dal diario del Gen. Trallori V., 9-18 giugno 1916. Monte Lèmerle, Boscon-Cesuna-Magnaboschi, Fronte Sud dell'Altopiano dei 7 Comuni, dai diari dei soldati di Valente L., Cesuna 2019

Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della patria.
Delibera del Consiglio Comunale di Roana n° 24 del 07/06/2021 Conferimento della Cittadinanza Onoraria al Milite Ignoto

 

(da bollettini di guerra del 1916)

"Nella giornata di ieri l'avversario concentrò i suoi sforzi contro un breve tratto del nostro fronte a sud-ovest di Asiago. Dopo intenso bombardamento dense masse nemiche della forza di una divisione circa si lanciarono più volte all'attacco della nostra posizione di Monte Lemerle. Furono contrattaccate e respinte con gravissime perdite" (bollettino dell'11 giugno). - "Ulteriori particolari giunti mettono in rilievo il brillante successo delle nostre armi nei combattimenti del giorno 10 sul Monte Lemerle. Le valorose fanterie della brigata "Forlì" (43° e 44° reggimento) sostennero fieramente l'urto delle ingenti masse nemiche, giunte sul ciglio delle nostre posizioni. Indi le contrattaccarono e le dispersero inseguendole per lungo tratto con la baionetta alle reni".. Coadiuvarono la brigata "Forlì" reparti della "Piemonte". In uno dei nostri audaci contrattacchi, fu mortalmente ferito il maggior generale MARCELLO PRESTINARI, che in Eritrea, con il grado di Maggiore, dopo la battaglia di Adua, era rimasto a comandare il forte di Adigrat, difendendolo fino a quando non era venuto a liberarlo il generale Baldissera (bollettino del 12 giugno).

 

"Sull'altipiano di Asiago, dopo violenta preparazione delle artiglierie, masse nemiche valutate a 18 battaglioni attaccarono più volte il nostro fronte da Monte Paù a Monte Lemerle, con azione dimostrativa alle ali, decisiva al centro. Gli impetuosi assalti delle fanterie nemiche, preceduti e protetti da cortine di fuoco delle artiglierie, si infransero ogni volta contro le nostre linee, dinanzi alle quali l'avversario lasciò montagne di cadaveri. All'incontro un nostro contrattacco da Monte Lemerle ci procurò prigionieri ed una mitragliatrice " (bollettino del 16 giugno). - "A sud-ovest di Asiago, dopo violento bombardamento delle nostre posizioni da Monte Paù a Boscon, l'avversario lanciò ieri due attacchi in direzione di Monte Lemerle e Boscon. Con reiterati sanguinosi sforzi, le fanterie nemiche riuscirono per un momento a toccare la cima del Lemerle, ma furono subito sloggiate da un nostro contrattacco". (bollettino del 17 giugno). - "La persistente accanita lotta sulle posizioni da noi possedute lungo il margine meridionale della conca d'Asiago attesta che l'avversario persegue con ostinazione il concetto originario del suo piano offensivo. La sua costante tenace aggressività prova che gli avvenimenti sul fronte orientale non hanno moderato l'attività offensiva del nemico sul fronte del Trentino. Da questo nessuna sottrazione di forze finora egli ha effettuato, tanto meno agevolmente potrà sottrarne in avvenire di fronte alla nostra energica azione controffensiva in corso .... A sud-ovest di Asiago l'avversario rinnovò furiosi sforzi per aprirsi un varco nelle nostre linee, specialmente tra monte Lemerle e Monte Magnaboschi. Fu sempre respinto con gravissime perdite " (bollettino del 18 giugno).

 

Dalle tabelle trovate in loco

 

MONTE LEMERLE
Quella che oggi è un'altura completamente coperta dal bosco svolse nelle fasi cruciali dell'offensiva austriaca del maggio-giugno 1916 (la cosiddetta Strafexpedition) il ruolo di caposaldo di cerniera tra l'estremità occidentale del fronte di combattimento e la parte centro-orientale della difesa italiana, incentrata sui capisaldi del Kaberlaba e del Torle. A partire dal 6 giugno 1916 e, con diverse riprese, fino al 18 successivo il Lemerle venne attaccato dalla 34ª Divisione austro-ungarica, la famosa unità del Banato di Temesvar (l'attuale Timisoara), e battuto da tre brigate di artiglieria da campagna e dal raggruppamento pesante Janeka. Le forze italiane, sorrette da poca artiglieria e prive di adeguati trinceramenti riuscirono tuttavia a resistere e, dopo aver perso la cima in seguito ad un attacco del 24° Rgt. fanteria k.u.k. di Czernoviz, la riconquistarono con un contrattacco di due battaglioni di bersaglieri. Gli sforzi austro-ungarici per rompere il centro dello schieramento difensivo italiano erano, alla fine, risultati vani. Sul Lemerle e la sua cresta combatterono soprattutto i fanti della Brigata "Forlì" (43° e 44° Regt.). Così il loro comandante, il Gen. G. Franchi, ricorda quelle giornate di lotta: "Dieci giorni e dieci notti di eroismo e di sacrificio avevano vissute quelle valorose truppe, in un continuo inferno di fuoco e di sangue, in una continua tragedia di lotta e di morte, con privazioni di rancio, colle labbra spesso riarse dalla sete e dalla febbre, prive di sonno e di riposo; nessuno, nessuno ebbe il pensiero alla fuga, alla diserzione, all'esonero."

 

POSTO COMANDO DEL 9° STAFFORDSHIRE RGT.
Ciascuna delle Divisioni britanniche inviate in Italia dopo l'offensiva austro-tedesca dell'autunno 1917 aveva alle proprie dipendenze un battaglione di Pionieri formato da unità appositamente addestrate per la costruzione delle difese campali. Uno di questi fu il 9° Battaglione del South Staffordshire Regiment, che aveva in questa zona il suo posto di comando, il quale prestò servizio sull'Altopiano con la 23ª Divisione contribuendo in prevalenza alla realizzazione di gallerie e postazioni in caverna nel settore compreso tra Cesuna e la strada del Barental.
Dopo aver contribuito a fronteggiare l'offensiva austriaca della Battaglia del Solstizio, nell'autunno il 9° Battaglione seguì la 23ª Divisione sul Piave dove, nel corso della Battaglia di Vittorio Veneto, partecipò allo sfondamento delle linee austriache.
La lapide con il fregio del Reggimento è una copia dell'originale conservato presso la cappella di S.Antonio situata all'ingresso della Val Magnaboschi.


Data visita: 05/08/2024
Data pubblicazione: 07 Agosto 2024

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